"In un certo senso, mentre la musica dei Nirvana a tutti gli effetti ha acquisito lo status di clas-sico
e oggi viene consumata interge-nerazionalmente insieme a Beatles,Stones e Doors, come materia forma-tiva per assumere i dati indispensabi-li di un trascorso culturale, la figura di Cobain invece si è prepotentemen-te proiettata al passato, si è schianta-ta sulla sua appartenenza a un secolo scorso, chiuso, finito. Sembra quasi che lui – ma in fondo un po’ tutto quel mondo dell’ultima resistenza di fla-nella – sia finito per imparentarsi più coi cowboy o gli hobo che con gli spi-riti liberi all’origine del presente. For-se un motivo c’è: come uno dei vecchi eroi della strada, come Neal Cassady o Arlo Guthrie, Cobain è davvero l’ul-timo dei non-tecnologici. Nel suo mon-do non c’è traccia di macchinette friendly, di computer portatili, di te-lefonini cellulare. Appartiene al mon-do
dei vecchi telefoni di ferro inchio-dati alla parete dei drugstore, delle chitarre elettriche rimasticate col ma-stice, delle macchine fabbricate negli anni Settanta – gli american horse. Niente Internet, niente digitale, nien-te videocamere. Un ragazzo d’altri tempi. E non resta che prenderlo così.
Roba buona s’intende. Ma di quelli che quando progettavi di ammazzarti mica videoregistravi un messaggio o avvisavi per sms. Prendevi carta e penna e buttavi giù due facciate di de-liri.
Chiudendo con la raccomandazio-ne di non imitarti e salutando tutti te-neramente:
Love & Empathy" Stefano Pistolini
venerdì 19 marzo 2004
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