sabato 27 maggio 2006

Son tutte belle le mamme del mondo

Come promesso, pubblico qui il racconto che ho inviato ad un concorso letterario locale, la cui giuria ha ben pensato di censurare la sua pubblicazione sul sito ufficiale del concorso.Bene.Neanche ho cominciato, già mi si censura.Ho le carte in regola per diventare uno scrittore culto.

Son tutte belle le mamme del mondo

Non è facile.Non è per niente facile. A parole, saremmo tutti capaci – ma sì, che ci vuole.Il massimo della superficialità e della faciloneria. Ma vi posso giurare che non è per niente facile riuscire a produrre un pensiero che si possa chiamare tale nella cabina armadio in casa del vostro migliore amico, nudo, con una vistosa erezione, nascosto in mezzo alle giacche del padre del vostro migliore amico. O meglio, EX migliore amico, perché se malauguratamente dovesse scoprire che il sottoscritto si porta a letto sua madre, smetterebbe con l’essere il vostro migliore amico. O, per lo meno, terminerebbe il rapporto di reciproca fiducia, costruito con anni, e dico anni , di cose fatte insieme, di esperienze condivise, di pianti sulla spalla l’uno dell’altro, di momenti belli e brutti, di paranoie, di ubriacate clamorose, di canne, di ragazze passate l’uno all’altro, di viaggi, di pizze, di serate passate a girovagare per la città senza meta , di scazzi, di abbracci, insomma di una vita adolescenziale e tardo-adolescenziale passata insieme, un agglomerato di ricordi comuni, chè uno pensando a una cosa qualsiasi della sua vita deve necessariamente pensare all’altro. Invece eccomi qui, nudo e in tiro, nascosto tra giacche di stoffe e colori diversi –ma cazzo, quante ne ha?- cercando di costruire un pensiero logico, concreto, un sophos che riesca a portarmi fuori di qui indenne, senza che io abbia a rimetterci la pelle o mi ci debba giocare l’amicizia più importante.Forse pensando a come tutto ciò è cominciato, mi si schiariranno le idee.In verità non ricordo bene, ho in mente solo un pomeriggio noioso, un appuntamento con Andrea a casa sua, e la madre che mi accoglie come al solito.Poi ricordo la mezz’ora buona passata sul divano, di pelle chiara, liscia, a guardare la tele sul satellite, con la madre vestita di una veste leggera che ogni tanto passa a scambiare due chiacchiere, per non farmi annoiare. Andrea era a nuoto, si stava preparando per i campionati regionali, spesso tardava anche di ore, ma non mi pesava, visto la prodigalità della madre a farmi usare la sua Playstation , ovviamente rifornita di ogni tipo di videogioco.Ma quel pomeriggio fu diverso. Ivona, così si chiamava la madre di Andrea, mi faceva domande strane.Mi chiedeva se avevo la ragazza, se era vero che come Andrea gli diceva riuscivo a combinare qualcosa con tutte. A dirla tutta, era dalle elementari che la mamma di Andrea mi stuzzicava. Che si chiamasse Ivona lo seppi tardi, tipo prima media, quando sentii il papà di Andrea, Pierfrancesco, chiamarla a gran voce in giardino.Fino a qual periodo, la famiglia di Andrea era composta ne seguente modo: Andrea, la madre di Andrea, il padre di Andrea. Stop. Anche oggi fatico a denominarli con il proprio nome.Per anni la composizione era quella – Andrea, mamma di, padre di- stop. Insomma, quel pomeriggio di circa un anno fa Ivona si comportava stranamente. Il nome Ivona, poi, aveva suscitato in me una sensazione strana. Per noi figli degli anni 80, IVona portava direttamente ad ILona, come Cicciolina. Insomma, mi faceva tanto sesso.Poi era bella, bionda, sempre curata, con un fisico perfetto.Tutto il contrario di Pierfrancesco: scuro, tozzo, panciuto. E dire che lui culturalmente era proprio il prototipo del veneto medio: lavoro lavoro lavoro. E basta. La moglie era un bel vanto con gli amici, faceva da mangiare al guerriero stanco che tornava a casa la sera affamato dopo aver combattuto con legioni di clienti e fornitori, e poi nada. Ogni tanto una bottarella, ma solo di sabato perché domenica si può dormire, chè il negozio è chiuso e non si lavora.
Ricordo che ad un certo punto Ivona venne vicino a me, io stavo già 2 a 0 contro la Germania a Fifa 2002, e mi disse a bruciapelo: “Ma io ti piaccio?” Il tempo di balbettare qualcosa (emisi soltanto un verso tipo ghsmfchsmfdbt…) che mi ritrovai la sua lingua in bocca.Non riuscii a realizzare subito. Ipnotizzato , nella mia testa ronzava un pensiero solo : ”STO BACIANDO LA MAMMA DI ANDREA”.Mi portò per mano in camera da letto, dove riuscii a biascicare soltanto un “Ma se torna qualcuno, Andrea…”. Mi tappò la bocca dicendomi che Andrea non sarebbe tornato prima di due ore, e cominciò a sbottonarmi al camicia.Il resto è un blob di ricordi confusi e aloni sfocati.Ricordo solo un gran calore al volto,e poi il me stesso di un anno fa che si rivestiva veloce, quasi di corsa, dicendo “ Glielo dica ad Andrea, che sono passato eh” quasi balbettando, e lei che mi diceva “Chiamami Ivona, stupidino”. Poi, quasi un anno. E io adesso lì, nella enorme cabina armadio in casa del mio migliore amico. Nudo. Con il coso dritto.Con al di là della porta chiusa i genitori del mio migliore amico che fanno sesso.Perché Piefancesco alias il padre di Andrea, è tornato prima,io sono scappato qui dentro.Lui è tornato prima, ha trovato Ivona-Ilona nuda nel letto facendo finta di dormire, si è arrapato e si è concesso una trasgressione dai sabati d’ordinanza.Tutto qui.Hanno finito, sento lui che si rialza.”Tesoro, a dire il vero sono tornato per cambiarmi la giacca, ho una riunione con fornitori importanti e non potevo presentarmi così.Prendo quella blu di Boggi, che ne dici?” Oh cazzo, dico. Oh, cazzo.


PS:il weekend 9-10-11 nella Valle degli Orti co dovrebbero essere i Therapy? aggratis.Accorrete numerosi.

1 commento:

elianto ha detto...

il suo nome è robert polsen!!

il suo nome è robert polsen!!

il suo nome è robert polsen!!