E' notte e mi trovo solo nell'ufficetto/stanza sul posto di lavoro.Guardia notte.
Un mercoledi sera e mi trovo qui, da solo.A lavorare.
Certe volte ripenso a quello che faccio, e mi stupisco, come alla mia età io sia riuscito a fare così tante cose, e ancora tante ne vorrò e ne dovrò fare.Io mi sento così piccolo.
Un ragazzo.
Sospetto che una parte di me, il me stesso sedicenne, con il cuore ruvido e disordinato, con le idee pazze per la testa e i gesti punk a tutto andare, sia ancora presente, e sia quell'ometto sedicenne a mandarmi avanti, a farmi fare le cose, a darmi quel briciolo bruciato di entusiasmo che ancora rimane.
E' lui, con la sua sete di birra fresca la sera, con le pazzie per le donne, con l'arrazzamento continuo.
Non si cambia.Neanche per un cazzo.
Ci si smussa, il vento della vità può rendere opache le lucide idee della gioventù.
Ma non si cambia.
Io da piccolo quando mi chiedevano cosa farai da grande rispondevo:"La testa di cazzo".
Sono l'unico che si sta realizzando appieno.
giovedì 29 giugno 2006
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