lunedì 7 dicembre 2009

Solo roba a via Panicale (AKA come non tornerà più viale don minzoni)

e ora che comincio a portare le robe e a via borgo san lorenzo 3. una casa a mostro.

e non pensare al domani. ed essere sempre sulla strada con il cruscotto davanti e certi colori. ma invece no, ed essere ancorato a certe cose che è difficile lasciare soprattutto se quei due intorno sono come il gatto e la volpe. ed io sarei un pò pinocchio. solo che non ci sono paesi dei balocchi. ne tantomeno fate turchine. solo cose che dovrei lasciare. e cose che devo lasciare. come la mia casa in via panicale.

come la casa qui in via panicale. che non mi sembra quasi possibile. dopo circa 9 anni tondi tondi. sfioro il decennio, come disse qualcuno su altre storie. e che mi ricordo si mi ricordo le varie storie. le telefonate assurde con la tonnaressa e con la supermercatessa dopo anni. dal telefono fisso attaccato al muro accanto la finestra della mia stanza. mi ricordo bene la prima chiamata con la supermercatessa ad esempio. ora il telefono non c'è più da anni e c'è dello stucco che copre i fori degli attacchi al muro. due ore mezza di telefonata dopo cinque anni che non ci vedevamo. due ora e mezza di telefonata che ora rimarrà qui. come il pacco di katie che mi sono portato dietro e penso di non averlo mai aperto ed è sopra l'armadio bianco.
e poi come una polaroid quelli che hanno abitato con me. gente diversa e gente migliore. alcuni strani. che quando dormono russano talmente forte che li senti anche se hai chiuso due porte. che ti bruciano le bollette e poi se ne vanno a vendere olio in Inghilterra. e poi la bellissima mariana messicana. e ricordarla di schiena nella penombra con solo le lenzuola che le coprono le gambe. e poi ce ne sarebbero diverse ed è stolto fare liste ma era il tempo di

... e scrivere tantissimo in questo gelido gennaio 2005 che sta oramai per finire. scrivere in media una volta al giorno. ascoltare rhubarb di aphex e rilassarmi. fissare il cornicione di un palazzo da sotto, con il cielo azzurro pieno come sfondo. mentre aspetto laura che sta guardando delle cartoline. preferisce quelle in bianco e nero ed adora fontana di trevi. guardo il cielo che è blu e si staglia sul profilo del cornicione e penso alla mia vita. mi accorgo della piena luce, non fatico a respirare. il cuore passa pari. poi rivolgo lo sguardo su di lei e lei ricambia.

ed essere stato forse innamorato un centinaio di volte in questo decennio. ci sta. averne trovato poche ma averne trovato. questo è l'importante.

e lascerò questo

e sono giorni violenti questi. giorni senza data che la data si mette alla fine. giorni che non mi senti la fatica. ma non è vero. giorni che non sono on fire e non ho nessun coltello che mi squarcia il cuore e forse può essere questo. sfuriate che fanno bene alla fine sono esperienza penso. questa e fantomatica esperienza che dovrei fare se mi decido. a volte è bello mettermi su google maps e con la manina girare il mondo e guardare bene in tutti i posti. tipo mi sento di poter scegliere qualsiasi posto sulla terra. paranoia volo permettendo e scomparendo. ed io non riesco a capire se sono un pessimista o meno. se le cose mi toccano e mi fanno bene e cerco di sforzarmi. forse la scrittura creativa aiuta. come stefanie in questi giorni difficili. bello la mattina intorno alle nove passare accanto al duomo o in bici o a piedi che sia. con i primi turisti del giorno e delle bellezze che non ti dico. e a volte mi soffermo a guardarla e mi fa una tenerezza che fa male. è strana come sensazione. non penso di averla mai provata per nessuna. in another day dei cure. non è amore perchè lo so. ed anche il ripetercelo continuamente. e non potrebbe mai essere. ma le voglio davvero bene. e sono giorni difficili. nei quali sto alla finestra, aspettando che il giorno vada come dicono i cure. forse i'm soo tired and i can't sleep come dice cobain. e sono demon days questi. ed io che devo decidere cosa fare del mio futuro. esattamente questo. devo decidere cosa fare del mio futuro. se partire o se rimanere. viaggiano i perdenti più adatti ai mutamenti. e domani dormirò. mi riposerò dalla fatica e dalla pesantezza di questo 21 gennaio. e dalla gentilezza di patrizia. mi sveglierò e farò colazione giù. diciamo mi sono preso un giorno libero. una passeggiata nel parco. poi rassetterò un pò tutto qui a via panicale. e così via. firenze 21/22 gennaio 2009

ed anche questo

e passa di tutto sotto la mia finestra. la mia via panicale. che ogni volta che mi affaccio mi viene regalato un quadretto diverso. passano donne e bambini. passano puttane e papponi. ci sono i tossici duri a morire che li riconosci al primo sguardo. quell’aria disfatta e nulla li porterà a come quando erano bambini. e non si riesce manco a trovare fumo qui a via panicale. ma solo roba per i fattoni duri a morire. passa gente di colore e passa gente che poi non passerà mai più. girano macchine di mille tipi diversi e biciclette di dubbia provenienza. passa la madama e passano i caramba. passano signore benpensanti ingioiellate di tutto punto. e passano coppiette mano nella mano o altre ancora che litigano di brutto. passano i punkbestia con i loro cani dall’aspetto ferocissimo ma in fondo buoni. passano studenti che hanno il passo veloce e deciso in direzione della stazione che se non si sbrigano perdono il treno. passa gente che invece sta venendo dalla stazione e te ne accorgi perché hanno le valigie con le rotelle e sono pesantissime le valige lo vedi dalla loro mole. passano i meravigliosi bimbetti di colore come anche i bimbetti cinesi che sembrano appena usciti da un manga. passano anche ragazze di una bellezza inconcepibile, alte e slanciate e perfette nelle loro movenze, non si curano di nulla e guardano avanti a loro attraverso le lenti a specchio fumo e camminano sicure anche se non devono andare in nessun posto. passa gente che cammina ciondoloni, lenta lenta con una mezza sigaretta accesa in mano.
e quest'altro
firenze 18 novembre 2007 everything i do always come back to me sono quasi le sette di sera. o di pomeriggio. alla fine è uguale. una di quelle giornate che non ti dico. causa febbre, causa sogni strani che faccio la notte sulla supermercatessa ancora, una giornata che non ti dico. pensare a lasciare firenze perchè oramai io qui non mi diverto più. forse perchè alla fine mi manca una lei e non ce la faccio ne mi sforzo a trovarla qui. affacciarmi alla finestra e vedere le coppiette che passano. vederele coppie mature con i bambini che passano. vedere una mare di passeggini. ho una voglia incredibile di prendere la mia vita per le corna e farle fare quello che dico io. poi mi misuro la febbre e vedo che è fissa da due giorni su trentotto meno due. e ciò mi basta per farmi premere il tasto pausa. paura non ne ho. cosa può capitarmi? poco a cui non sono abituato. ho un freddo fottuto e forse è dovuto al fatto che non faccio molto sport e il mio corpo è fuori allenamento. appena mi riprendo per bene ricomincio a muovermi. sembra invece che mi sia ripreso da questa ultima estate e voglio che questo cazzo di duemilasette passi in fretta perchè ne ho le palle piene di stare allo studio e sentire la puzza del sigaro di graziano mentre smadonna di continuo perchè le linee di autocad non combaciano al millesimo di millimetro. e vagli a parlare di caos sovrano e ordine cosmico a questa gente. vabbè. mi sono rotto le palle di questo anno di merda che sta per finire tra un mese e che mi ha solo preso in giro con tre settimane che mi hanno cambiato al vita in agosto. sembra lontana decenni quella sera su piazza commercio con pasquale e silvia a fare aperitivo e poi arriva lei e poi comincia lo strazio di questa estate sciagurata. sembra lontana decenni e sembra poco il mio potere decisionale sulla cosa. boh. sarà colpa del trentotto meno due di stasera. pensare alla mia vita e vedere che non è facile cambiare. non è per nulla facile cambiare ritmo di vita e non è facile per niente prendere e lasciare via panicale, il rubinetto del bagno che perde e i rumori a tutte le ore. con tutto quello che ne conseguirebbe. ma io devo farlo ed è una sensazione definitiva quella che oggi mi sento appiccicata addosso. dopo ieri sera. pizza con enzo marilena sandro orlando al massimo qualcosa da bere dopo. e penso all'andare in inghilterra e lasciare tutto al palo. capire che ancora non ho trent'anni e questa età non tornerà come non torneranno i vent'anni. come non tornerà più viale don minzoni. avere le mani ghiaccio per il freddo. e non curarmene. avere la testa un pò pesante causa febbre sciagurata che sento che sta salendo. non voglio più prendere medicine. le cose devono fare il proprio corso. e tutto quello che faccio, mi ritorna sempre indietro. tutto quello che faccio, mi ritorna sempre indietro. penso sempre a questa frase da qualche giorno. da quando l'ho letta su un libro di design. è una cosa a cui penso sempre e penso che da quel momento la mia vita è un poco cambiata. come se avessi scoperto l'acqua calda, una cosa da nulla ma che è importante. davvero importante. ogni gesto, ogni parola ed ogni azione, poi mi torna indietro. un pò come ho sempre pensato. solo che vedere il tutto richiuso in una unica frase mi ha fatto un pò strano. e mollare firenze per andare a lavorare a londra. magari. il magari non esiste.

e questo ed altro lascerò. e chissà cosa verrà domani.

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