martedì 20 gennaio 2004

ballad de niro e i gatti in cui

un’altra ancora che sia freddo che sia caldo.

domattina ovvero tra quanche ora cioè alle sette di martedì presto, si va a roma a prendere la micia. cioè la gatta di claudia. e sarebbe futile allor qui rimembrare a chi piacevano sti cazzo di mici. ma fa nulla.

mi fa qui invece piacere annotare quella parte di quel film dove a robert de niro piacciono i gatti. ed alla fatidica domanda se fossero meglio i gatti o i cani, lui, Sprezzante e quasi seccato dice che non ci vuole un cazzo a farsi voler bene da un cane. ma l'affetto di un gatto devi guadagnartelo.

e vedE qui un utile parallelismo con le persone.

e vedO qui un utile parallelismo con le persone.

speriamoc he non mi cachi dappetutto e speriamo che sia affettuosa.

le mie amiche architette pudiche non si sono spaventanti da tanto porno ma magari da altri pensieri. il disegnetto l'ho messo come desktop. e regna un pò.

e volevo qui aggiungere, dato che non so come cazzo si mettono le immagini e lo so che è colpa mia che a volte sono tarato, qui volevo aggiungere un testo proveninete da un blog che si conosce e non si conosce e magari nessuno ha obliato?
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C I O ' I N C U I C R E D O
di J . G . B a l l a r d

Credo nel potere che ha l'immaginazione di plasmare il mondo, di liberare la verita' dentro di noi, di cacciare la notte, di trascendere la morte, di incantare le autostrade, di propiziarsi gli uccelli, di assicurarci la fiducia dei folli.
Credo nelle mie ossessioni, nella bellezza degli scontri d'auto, nella pace delle foreste sommerse, negli orgasmi delle spiagge deserte, nell'eleganza dei cimiteri di automobili, nell'eleganza dei parcheggi multipiano, nella poesia degli hotel abbandonati.
Credo nelle rampe in disuso di Wake Island, che puntano verso il Pacifico della nostra immaginazione.
Credo nel fascino misterioso di Margaret Thatcher, nella curva delle sue narici e nella lucentezza del suo labbro inferiore; nella malinconia dei coscritti argentini feriti; nei sorrisi tormentati del personale delle stazioni di rifornimento; nel mio sogno che Margaret Thatcher sia accarezzata da un giovane soldato argentino in un motel dimenticato, sorvegliato da un benzinaio tubercolotico.
Credo nella bellezza di tutte le donne, nella perfidia della loro immaginazione che mi sfiora il cuore; nell'unione dei loro corpi disillusi con le illusorie sbarre cromate dei banconi dei supermarket; nella loro calda tolleranza per le mie perversioni.
Credo nella morte del domani, nell'esaurirsi del tempo, nella nostra ricerca di un tempo nuovo, nei sorrisi di cameriere di autostrada e negli occhi stanche dei controllori di volo in aereoporti fuori stagione.
Credo negli organi genitali degli uomini e delle donne importanti, nelle posture di Ronald Regan e di Margaret Thatcher e della principessa Diana, negli odori dolciastri emessi dalle loro labbra mentre fissano le telecamere di tutto il mondo.
Credo nella pazia, nella verita' dell'inesplicabile, nel buon senso delle pietre, nella follia dei fiori, nel morbo conservato per la razza umana dagli astronauti di Apollo.
Credo nel nulla.
Credo in Max Ernst, Delvaux, Dali', Tiziano, Goya, Leonardo, Vermeer, De Chirico, Magritte, Redon, Durer, Tanguy, Facteur Cheval, torri di Watts, Bocklin, Francis Bacon, e in tutti gli artisti invisibili rinchiusi nei manicomi del pianeta.
Credo nell'impossibilita' dell'esistenza, nell'umorismo delle montagne, nell'assurdita' dell'elettromagnetismo, nella farsa della geometria, nella crudelta' dell'aritmetica, negli intenti omicidi della logica.
Credo nelle donne adolescenti, nel potere di corruzione della postura delle loro gambe, nella purezza dei loro corpi scompigliati, nelle tracce delle loro pudenda lasciate nei bagni di motel malandati.
Credo nei voli, nell'eleganza dell'ala nella bellezza di ogni cosa che abbia mai volato, nella pietra lanciata da un bambino che porta via con se la saggezza di statisti e ostetriche.
Credo nella gentilezza del bisturi, nella geometria senza limiti dello schermo cinematografico, nell'universo nascosto nei supermarket, nella solitudine del sole, nella loquacita' dei pianeti, nella nostra ripetitivita', nell'inesistenza dell'universo e nella noia dell'atomo.
Credo nella luce emessa dai videoregistratori nelle vetrine dei grandi magazzini, nell'intuito messianico delle griglie del radiatore delle automobili esposte, nell'eleganza delle macchie d'olio sulle gondole dei 747 parcheggiati sulle piste catramate dell'aereoporto.
Credo nella non-esistenza del passato, nella morte del futuro, e nelle infinite possibilita' del presente.
Credo nello sconvolgimento dei sensi: in Rimbaud, William Burroughs, Huysmans, Genet, Celine, Swift, Defoe, Carroll, Coleridge, Kafka.
Credo nei progettisti delle piramidi, dell'Empire State Building, del Furer-bunker di Berlino, nelle rampe di lancio di Wake Island.
Credo negli odori corporali della principessa Diana.
Credo nei prossimi cinque minuti.
Credo nella storia dei miei piedi.
Credo nell'emicrania, nella noia dei pomeriggi, nella paura dei calendari, nella perfidia degli orologi.
Credo nell'ansia, nella psicosi, nella disperazione.
Credo nelle perversioni, nelle infatuazioni per alberi, principesse, primi ministri, stazioni di rifornimento (piu' belle del Taj Mahal), nuvole e uccelli.
Credo nella morte delle emozionie nel trionfo dell'immaginazione.
Credo in Tokyo, Benidorm, Le Grande Notte, Wake Island, Eniwetok, Dealey Plaza.
Credo nell'alcoolismo, nella malattie veneree, nella febbre e nell'esaurimento.
Credo nel dolore.
Credo nella disperazione.
Credo in tutti i bambini.
Credo nella mappe, nei diagrammi, nei codici, negli scacchi, nei puzzle, negli orari aerei, nelle segnalazioni d'aereoporto.
Credo a tutti i pretesti.
Credo a tutte le ragioni.
Credo a tutte le allucinazioni.
Credo a tutta la rabbia.
Credo a tutte le mitologie, ricordi, bugie, fantasie, evasioni.
Credo nel mistero e nella malinconia di una mano, nella gentilezza degli alberi, nella saggezza della luce.


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e non si conosce e magari nessuno ha obliato?

da allora solo copia e incolla e chissà dove è nato e a che luce e se c'erano pause alterne.

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