lunedì 24 maggio 2004

Sono un uomo, io

Mi risveglio che sono in una stanza sporca, piccola, semivuota.In un angolo vedo una sedia con la seduta impagliata tutta sdrucita.A terra, dove ho la mia migliore visuale,visto che ho le mani e le gambe legate, vedo una pezza sporca, unta di grasso.Ho un mal di testa incredibile, mi fa male tutto.Respiro terra, quela che ricopre il pavimento, e ne assaggio il sapore secco.
La luce viene de una lampadina, che fa l'imitazione di un lampadario.
Ho un conato di vomito.Non so bene dove sono, so solo che mi hanno preso, buttato in una macchina, ho rotto il naso a un tizio che cercava di legarmi, poi una pistola in bocca mi ha tenuto buono buono.Bendato, mi hanno prima interrogato e poi pestato. Sento il sange sul mio labbro gonfio e spaccato.Oddio, spero che sti stronzi non mi lascino i segni per troppo tempo, perchè se me la cavo non posso andare in giro conciato.MA mi sa che il problema nnon si pone.Nella stanza accanto sento vociare arabo.Forse avere fatto arrestare il figlio dell'imam non è stata una buona idea no direi di no.
Penso che tra poco morirò e del mio cadavere non si saprà nulla, o chiederanno soldi affinchè i miei possano piangermi davanti a una lastra di marmo lucido.
La porta si apre.Sono in due.Mi pestano ancora un altro pò, dei calci nella pancia.Uno schiaffone.
Mi ammazzano.
Poi, si mettono a litigare, penso che lo facciano per chi deve essere immortalato dalla videocamera mentre mi spara.Si spintonano.A uno cade una pistola di picclo calibro,ma con la caciara araba che fanno non se ne accorge.Io mi ci butto sopra.Schiaffi arabi volano.Si spintonano di là , mentre il mio corpo non trova di meglio che vomitare.Mi hanno legato le mani sotto la coscia.Afferro la pistoletta.Pesa.E' carica. La punto verso il nastro adesivo americano.Il proiettile mi si pianta in una coscia.Stroscio, entrato/uscito.Slego le mani e i piedi in un secondo.Altro conato.Di là la lite infuria, si sentono scatti di armi automatiche che hanno smesso di essere appese al collo.Tolgo il caricatore della piccola Glock, pieno.Bene, forse me la cavo.
Epifania occidentale contro caciara araba.Alla testa e al torace.Scoppi sordi.Uno mi scarica addosso la miraglia silenziata.Ah, però vi piacciono le armi israeliane.
Vomito ancora dalla paura.
Cerco di uscire.
A 200 metri da me, interrato, sanguinante, zoppicante con la faccia rotta, c'è via Tiburtina.Roma.
Una baracca di una officina.

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