mercoledì 14 marzo 2007

La morte che vive - halloween

E’ Halloween : sul lungofiume studenti mascherati da scheletri, maghi elfi e streghe si preparano al francy party .
Guarda il Liffey e nutre le branchie della nostalgia, che in quanto branchie, respirano solo al contatto visivo dell’acqua. E’ solo guardando acqua in movimento che placa i suoi pensieri. E’ solo guardando acqua in movimento che si rasserena. Ha un’indole opposta a quella della principessa protagonista della antica canzone salentina. Il ramingo glielo diceva sempre.
E’ Halloween ed i suoi occhi sono beaucoup luminosocchiosi. Piange alle luce dell’ultima winston.
E’ Halloween, due anni esatti dall’incidente: Arwen ed il ramingo sull’asfalto, in un silenzio mostruoso, due delfini arenati su una spiaggia. Lei ricorda solo il colore del cielo visto dalla lettiga dell’ambulanza : un cielo così bianco, un cielo di ghiaccio. Ricorda lacrime mute sperando nella buona sorte del ramingo. Non ricorda alcun suono. Forse proprio per questo il suo sogno ricorrente è muto.
E se la vita ha almeno un minutissimo senso, le loro onde celebrali si stanno incontrando in qualche posto, forse in un punto della frastagliata costa atlantica della Francia, così come la videro insieme dall’aereo Roma-Dubino.
E se la vita ha un fottutissimo senso, lui starà ascoltando Automatic for The People dei R.E.M.
Lei lo mette su ora. E’ un disco che sgonfia la morte. Gli archi arrangiati da John Paul Jones tolgono alla morte gli spasmi, i fluidi, le viscere, il sangue rappreso e raggrumato.
Le tolgono il mantello nero, la falce, gli occhi ciechi. Rimane uno scheletro.
(e tu lettore non provare a guardarmi con quella faccia , anche perché, se mi va, a questa storia do un lieto fine)
Questo disco raggela in morte la morte, pensa Arwen. E non fa paura: così è normale, pensa Arwen. Cosi’ la morte è un party di Halloween.
Arwen spera che le branchie della nostalgia acquatica funzionino in questo momento anche per il ramingo, che quelle filastrocche acustiche dei R.E.M. non gli impediscano di percepire bellezza nell’accettare la fragilità, la sua fragilità. E a non averne paura. (Lettore, te lo ripeto, non ci provare)
Su una spiaggia con la sabbia bianca è sorta la luna. La luna è quasi piena. Sembra una poppona che si strizza una tetta. Il mare ha un colore bianco-latte.
La luna è sorta dal pezzo di dolomiti che domina Diamante. Quel monte, così alto, così brullo, così spoglio. Ha ascoltato quel disco. Ha provato a non respirare, ma non ce l’ha fatta. Ha pensato di fare un bagno, ma l’acqua era beaucoup fredda. Ha goduto nell’essere strambo come quell’uomo sulla luna, ma è durata poco.
Vorrebbe fermare tutto, vorrebbe fosse possibile inverare la promessa di una vecchia canzone di Hendrix , che il sole domani si rifiuti di sorgere, che tutto rimanga come è ora, le scaglie galak del mare e lo zucchero a velo della sabbia, gli archi di John Paul Jones e la bottiglia di falanghina riversa sulla battigia, che non ci sia più un San Lorenzo, che le comete e le stelle cadenti abbiano paura di cadere nel mare, che gli abitanti di tutte le loro città
sentano per un attimo quella solitudine
vedano esattamenteno quel cielo
quella luna
volgano lo sguardo all’insù
Cosenza, Napoli, Roma, Dublino
Arwen, così irreale
è lì, sulla spiaggia, senza stivali neri, calze nere, giubbotto di pelle nero, capelli tinti di nero
ma ballerine bianche, jeans chiari, maglietta bianca con scritta CK, la coda dei capelli che ondeggia alo stesso ritmo delle tette mentre dondola la testa masticando le parole di man on the moon
Il ramingo fa l’unica cosa possibile a questo punto, compie l’unico reale gesto di affetto: la guarda mentre guarda il mare.
Arwen, so unreal , come proiettata su un telo da un vecchio proiettore.
Non vorrebbe allontanarla
riavvolgere il telo
che si richiudesse e sparisse tutto via
Vuole ballare con Lei.
Così fa.
Sfida la legge
Sfida la legge per cui le storie lette o scritte siano più tristi della vita.
Solo la vita baby, seul la vie c’est si triste.
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E’ gelida Firenze la mattina in bici. Pare Aosta. Con una nebbiolina che rende tutto così uguale.
Ma il campanile di Giotto è così rosa.
Il campanile di Giotto è il plateau rosa.

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