domenica 4 dicembre 2005

Elefantini buoni.

Io detesto chi si professa leale ai suoi ideali di gioventù, chi insegna agli altri il senso dei propri errori, chi afferma la continuità vanitosa del proprio circolare, piccolo ombelico che sempre se ne starebbe esposto al sole della storia, sempre abbronzato e seducente soprattutto per chi lo porta in giro.


Amo invece Sofri perché la sua continuità, il suo persistere, non sono effetti speciali dell’Io, sono di un’altra pasta, passano al contrario per le rotture e le lealtà necessarie all’integrità della persona e della sua relazione con gli altri

Tutto quello che riguardava il caso Sofri, dalla battaglia innocentista perduta a quella umanitaria, dopo che tutto il resto era andato perduto, a me sembrava evidente, solare, chiaro come era chiaro quel comportamento, quell’ostinato perseverare, quella svolta del “prigioniero politico”, quella lezione strana di pace nella rivolta, di conciliazione nella furia quieta e dolente contro il carcere, contro la condanna come diffamazione e la diffamazione come sigillo della condanna giudiziaria


Giuliano Ferrara

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