venerdì 12 gennaio 2007

Reduce




La pretesa di abolire il dolore nasconde la voglia di bandire la compassione, la riduzione della propria e altrui vita a meccanica animaloide determinata da parametri medico-psicologici e politico-economici. E' la nuova frontiera del privilegio in cui la genetica si erge a deità principe in un olimpo affollato come mai. E' proprio della follia moderna, la superstizione scientista, dire, banalizzare il mistero della vita. Erodere lo spazio del sacro, del religioso, per poterlo rivendere come vizio, prima a caro prezzo per le avanguardie, poi scontato per tutti. Non è forse con l'erosione della mistica che si è fatto campo alle droghe di massa? Dal rifiuto del dolore ci si puo' solo aspettare la glorificazione del sadismo e del masochismo come forma contemporanea dell'eros. La crescita esponenziale delle turbe da depressione e dei suicidi adolescenziali.
E' proprio dei Santi accettare con gratitudine il dolore, il proprio non quello altrui. E' proprio dei Santi, nell'esempio del Cristo, farsi carico del dolore di tutti. Per noi che santi non siamo, l'analgesico e' una necessita' e la buona salute il miglior augurio. Lenire il dolore ché la carne e' debole e' una conquista della civiltà, quindi un problema di misura, un riconoscere il limite. La pretesa di debellarlo non e' che l'apertura di nuove soglie, imprevedibili, nel dolore.

Giovanno Lindo Ferretti

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